DIALOGO NEL BUIO – ESPERIENZA ALL’ISTITUTO CIECHI DI MILANO

Dialogo nel Buio. Come esercitare i vostri sensi.

"food" nella scrittura braille

“food” nella scrittura braille

Vorrei condividere con voi il racconto di un’esperienza ricca di emozioni che ho avuto la fortuna di vivere il mese scorso. Questa volta il cibo e le ricette non sono i protagonisti ma credo meriti lo stesso di essere raccontata in questo blog.
A Milano esiste l’Istituto dei Ciechi che dal 2005, oltre agli innumerevoli servizi che offre, ospita un’iniziativa chiamata “Dialogo nel Buio” (maggiori informazioni sul loro sito).

Di cosa si tratta?

“Dialogo nel Buio” è un percorso che si compie in totale assenza di luce, accompagnati da esperte guide non vedenti che vi affiancheranno in questa esperienza dove udito, olfatto, gusto e tatto sono i protagonisti.
Si entra in gruppi massimo di otto persone per non creare confusione e ci si affida completamente alla guida non vedente (la nostra si chiama Antony) che per tutta la durata del percorso prenderà il posto dei vostri occhi all’interno di ambienti ricreati. Non voglio svelarvi niente altro perché perdereste lo stupore di affrontare quest’esperienza.

Quello che però vorrei condividere con voi è l’emozione che ho provato a fine percorso quando Antony, sempre al buio, ci ha condotto nella zona bar per fare l’aperitivo.

E’ proprio in questo momento che ho provato un senso di disorientamento misto ad emozioni contrastanti (gioia, paura, ansia). Se fino a quel momento eravamo all’interno di ambienti ricreati e protetti, ora mi trovavo in un luogo dove ognuno di noi almeno una volta ha avuto l’occasione di passare serate intere.

La stanza sembrava affollata o almeno questo era quello che immaginavo. 10, 20, 50 persone? Non so dire in quanti fossimo. Si sentiva il brusio della gente che chiacchierava, il rumore di bicchieri, le risate, i camerieri che si muovevano velocemente e il pianista che accompagnava la nostra serata. La nostra guida Antony ci ha accompagnati al tavolo e si è intrattenuto per un attimo prima di lasciarci totalmente da soli.

Durante il percorso mi sentivo protetta dai miei compagni di avventura nonostante non li conoscessi; ora, ritrovandomi catapultata in un ambiente “quotidiano” e reale, ho sentito la necessità di legarmi ancora di più a loro.

Grazie a questa esperienza sono riuscita a valorizzare gli altri sensi. Non mi interessava di sapere come fossero i miei interlocutori…sapevo i loro nomi, la loro voce, sentivo il loro profumo e questo mi bastava. Mi ero fatta un’idea di loro con gli occhi della mente e sono riuscita a parlare con “perfetti sconosciuti” sentendomi perfettamente a mio agio.

Ancora oggi mi chiedo “Chissà com’è Antony?”. In realtà però non mi importa…in quelle due ore per me è stato i miei occhi.

DOLCE ESPERIENZA

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